domenica 6 febbraio 2011

Corrispondenze: Baudelaire, Pessoa, Dostoevskij


Charles Baudelaire
"Ubriacatevi"
da "Lo spleen di Parigi"

Bisogna essere sempre ubriachi. E’ l’unico problema, non c’è altro. Inebriarsi senza tregua per non sentire l’orrendo peso del Tempo che vi rompe la schiena, che vi inginocchia al suolo.
Ma di che? Di vino, di poesia o di virtù – a piacer vostro. Ma ubriacatevi.
E se a volte – sugli scalini di un palazzo, nell’erba verde di un fosso, nell’incupita solitudine della vostra stanza – vi sarete svegliati, l’ubriacatura già dimezzata o svaporata, chiedetelo al vento, alla stella, all’uccello, all’orologio, all’onda: a tutto che fugge, che piange, che scorre, che canta, che sussurra: chiedete che ora è! e il vento, la stella, l’uccello, l’orologio, l’onda, vi grideranno: “E’ ora di ubriacarsi! Ebbri! per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo: ubriachi! senza tregua! Di vino, di poesia o di virtù – a piacer vostro”.

Fernando Pessoa
da "Il libro dell'inquietudine"
La decadenza è la perdita totale dell’incoscienza; perché l’incoscienza è il fondamento della vita. Il cuore, se potesse pensare, si fermerebbe.

F. M. Dostoevskij
da "Memorie dal sottosuolo"
Vi giuro, signori, che l'essere troppo consapevoli è una malattia, un'autentica assoluta malattia.

[Una di quelle corrispondenze più o meno casuali, più o meno logiche che si formano di tanto in tanto nel mio cervello.]

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